Le ossa affaticate di Salomon Castelletti.
Storia di una famiglia di ebrei mantovani
L’autore dialoga con Alberto Cavaglion
Letture di Irene Avataneo
Venerdì 30 ottobre 2020, ore 18
SOMS di Progetto Cantoregi, Via Carlo Costa 23 – Racconigi (Cn)
www.progettocantoregi.it – www.arabafenicelibri.it
Bruno Avataneo negli ultimi anni ha compiuto ricerche storiche sulla sua famiglia materna di origine, i Castelletti di Mantova. Ne è scaturito un libro intenso, tra diario intimista, documento storico, biografia. Lo presenta venerdì 30 ottobre alle ore 18 alla Soms di Progetto Cantoregi a Racconigi, in un incontro in dialogo con Alberto Cavaglion e accompagnato dalle letture di Irene Avataneo.
L’ingresso è libero e avverrà in modo contingentato, nel rispetto delle misure di sicurezza dovute all’emergenza Covid 19. Consigliata la prenotazione: 335.8482321 – info@progettocantoregi.it
Come si legge nella Prefazione di Alberto Cavaglion «questo non è un libro di memorie» anche se è costruito sulla memoria: «gli antenati, una volta si sarebbe detto “i maggiori”, Avataneo è andato a cercarseli, scavando nelle carte e insieme nei ricordi d’infanzia. La ragione che lo ha mosso non ha niente a che fare con la scrittura di sé. Se mai ci troviamo davanti a una “autobiografia riflessa”, fondata su una rigorosa ricerca archivistica. È a suo modo un (copioso) diario intimo compilato con voci (e carte) altrui, “per interposte (e assai numerose) persone”. “Fantasmi ritrovati”, per fedeltà a se stesso e al racconto della propria vita.»
L’autore non rinuncia tuttavia a puntellare le storie ricomposte con le suggestioni che lo hanno accompagnato nel suo percorso esistenziale, a partire dal “non detto” in famiglia.
Viene percorsa così la trama plurisecolare dei Castelletti, immersa nella vita di una città: Mantova, con le sue acque, la sua umidità, le sue nebbie, la sua meravigliosa storia ebraica. Una vicenda che inizia con alcuni documenti della seconda metà del Cinquecento – alcuni con riferimenti alla prima parte del secolo – in cui si trovano i nomi dei primi appartenenti alla famiglia: Moise, Benedetto, Gentilhomo, Daniel e si dipana negli anni tra successi e insuccessi, fatti storici e della vita di ogni giorno che coinvolgono i suoi tanti protagonisti, all’interno di una comunità che sperimentò alcuni secoli di relativa tranquillità (i Gonzaga durante il loro dominio intrattennero buoni rapporti con i loro sudditi ebrei, situazione che perdurò quando Mantova passò a far parte dell’Impero degli Asburgo), visse le speranze del Risorgimento, la crescita economica e civile durante i primi decenni dello Stato unitario per poi dover affrontare il crescente antiebraico fascista e la tragedia delle deportazioni verso la Shoah.
Note dell’autore
«Conservo, arrotolato in un angolo del mio studio, un lungo foglio di carta da pacchi, ormai piuttosto provato nella sua integrità dalle molteplici manipolazioni, sul quale sono riportati, con correzioni e aggiunte successive, insomma con un ordine che talvolta lascia a desiderare, i nomi e le discendenze dei Castelletti: l’albero genealogico di famiglia, il frutto di uno dei lavori iniziali della ricerca che si è sviluppata successivamente con l’analisi dei documenti, nei quali comparivano membri della famiglia, ritrovati nel ricchissimo archivio della Comunità ebraica di Mantova.
Le schede preliminari che ho intestato a ciascuno di essi si sono riempite via via nel tempo con date, luoghi, parentele, indirizzi, mestieri, cause di morte, episodi, fatti di cronaca familiare e vicende comunitarie che li vedevano attori protagonisti, o comparse, ciò che mi consentiva di far emergere, o riemergere, storie di vita, veritiere.
Nomi, vite. Nomi che sono stati chiamati, vite che sono state vissute. E con essi la possibilità del loro ricordo, per quanto i documenti abbiano reso realizzabile.
Ho scritto di loro, anche se per molti l’unica traccia resterà unicamente quella del nome, ed è attraverso la scrittura che il ricordo ha potuto sostanziare e concretizzare la sua possibilità, rendendosi perpetuabile.
Considero di avere assolto un compito al quale, una volta apparso, difficilmente avrei potuto sottrarmi e che era maturato e cresciuto nel tempo fino a mostrare chiaramente la sua indifferibilità. Forse è stata la corresponsione di un debito, saldato probabilmente solo in parte, che avevo con loro o forse la riscossione di un credito: propenderei per la prima possibilità poiché forte è stato il peso della responsabilità che ho avvertito a ogni incontro con le loro vite attraverso i frammenti delle loro storie.»
Bruno Avataneo è nato nel 1951 a Torino e vive a Cuneo. Ha lavorato a lungo nel settore della formazione professionale e si è dedicato negli ultimi anni a ricerche storiche sulla sua famiglia materna di origine, i Castelletti, e più in generale sulla presenza ebraica a Mantova nel corso dei secoli.
Alberto Cavaglion è nato nel 1956 a Cuneo e vive a Torino. Storico e letterato, insegna Storia dell’ebraismo all’Università di Firenze. È autore di innumerevoli testi e pubblicazioni. Nel novembre 2015 ha fondato a Cuneo la Biblioteca e centro studi sugli ebrei in Piemonte “Davide Cavaglion”.