L’INVERNO A RACCONIGI TRA REALE E FANTASTICO LUOGO: Racconigi, Castello Reale, dicembre 2002 – febbraio 2003 TESTO: Vincenzo Gamna e Marco Pautasso REGIA: Koji Miyazaki AMBIENTE E LUCI: Koji Miyazaki ELAB. SONORE Gilberto Richiero Libretto Altre voci altre stanze, ispirato al noto romanzo di Truman Capote, è il titolo dell’allestimaento scenico curato da Progetto Cantoregi, che bene rappresenta l’intenzione di offrire al visitatore una percezione inedita e imprevista delle sale e degli ambienti del castello, facendone emergere una sconosciuta e affascinante identità. Lontano dai tradizionali canoni di fruizione, il visitatore si trova in uno spazio altro, un luogo immaginario dove vivere – stanza dopo stanza, corridoio dopo corridoio – una sorta di incantamento. L’imponente residenza sabauda diventa così un singolare percorso, un viaggio non solo spaziale ma interiore, dove le solide certezze della realtà quotidiana diventano stupore, sorpresa, fiaba, sogno. Un candido corridoio, come un filo di Arianna, conduce il visitatore attraverso un mondo sconosciuto: voci suadenti e misteriose, suoni, melodie, giochi di luci ed ombre, statue e nature morte, figure inquietanti, particolari oggetti d’arte conservati nelle stanze del castello portato oggi ad interpretare un sogno. Un viaggio favoloso all’interno del castello che vuole anche ricordare il “dominio misterioso” ne Le Grand Meaulnes di Alain Fournier e che conduce, al termine del percorso, fuori dalle sale, ad una festa popolare senza tempo: un luogo natalizio incantato, dove una gozzaniana patinoire si affianca ad una fumante e golosa bancarella del cioccolato e a una chiassosa, infantile, allegra giostra dei cavallini. “e così lasciò quel luogo misterioso, che certo non avrebbe più riveduto” Alain Fournier Le Grand Meaulnes NTICAMERA “Eccomi, per la prima volta, anch’io sulla strada dell’avventura…” I STANZA “Preferivo servire il mio cavaliere e, dopo la battaglia, riposare al suo fianco.” II STANZA “Sono tutte insieme, anime sole e senza maestro, che invece di accendersi si raffreddano come pietra.” III STANZA “Il condottiero fece un cenno ai marinai, subito questi levarono l’ancora, liberarono la nave dagli ormeggi, drizzando a nord.” IV STANZA “Il soffio gelido della notte le sfiorava il corpo; e tutto si mostrava decrepito e cadente.” V STANZA “E mentre il principe andava, vide da lungi uomini e donne che lasciavano i campi di riso e si affrettavano verso di lui.” VI STANZA “Cammina, cammina fanciullo, e volgi la tua faccia alle montagne.” VII STANZA “O voi, agili cervi, daini e stambecchi saltatori, monti, riviere, valli, acque, aure, ardori…” VIII STANZA “Solo un’ultima curva avrà questo fiume, solo un’altro mormorio questa radura.” IX STANZA “Quali attese, quali visioni possono salire più in alto di quel volo?” X STANZA “Debole la mia voce, ma volontà non cede.” XI STANZA “La bellezza è un tenue bisbiglio.” XII STANZA “I frutti saporosi dolci e colorati, si colgono in terra fredda e dura.” XIII STANZA “Cum ortus fuerit sol de coelo, videbit regem regium.” XIV STANZA “E un grido salì dal manipolo, come da un unico cuore, e si levò nel crepuscolo e trasvolò sul mare… finché si infranse nella nebbia.” XV STANZA “… e così lasciò quel luogo misterioso, che certo non avrebbe mai più riveduto.” Articolo tratto da “La Repubblica” Un viaggio fantastico tra dipinti, sculture e fotografie d’autore ideato da Macera e diretto da Gamna, Miyazaki e Pautasso Palazzo d’inverno Tra i veli di Racconigi rivive il castello dei Savoia Rappresenta un viaggio fantastico, tra sogno e magia, la mostra “Altre voci altre stanze”, allestita in questi giorni di festa e fino a febbraio nel castello di Racconigi. Mutuando il titolo dal romanzo di esordio di Truman Capote, il percorso ideato dal direttore della reggia Mirella Macera e realizzato con la regia di Vincenzo Gamna, Koji Miyazaki e Marco Pautasso del Progetto Cantoregi, suggerisce nuove chiavi di lettura per la visita di quella che fu la residenza estiva per eccellenza dei Savoia, e che nei mesi più freddi può quindi trasformarsi in “palazzo d’inverno”, popolato da fantasmi del passato che fanno capolino attraverso dipinti, sculture, fotografe d’autore ingiallite dal tempo. Un corridoio delimitato da veli conduce il visitatore attraverso le stanze del palazzo, tra voci misteriose, suoni, giochi di luce ed ombre, opere d’arte e oggetti riemersi per l’occasione dai depositi: per realizzate il tutto sono stati realizzati, spiegano gli organizzatori, 1600 metri quadrati di tessuto e 3 chilometri di filo di nylon, senza nemmeno piantare un chiodo. “L’iniziativa intende invitare il palazzo in mesi in cui di solito si registra una scarsa affluenza, creando una sorta di evento – dice l’architetto Macera – Lo scorso anno abbiamo allestito una mostra di presepi, ora si è optato per un viaggio immaginario che vuole essere anche un invito a rimanere un po’ soli con se stessi e a farsi catturare da un’atmosfera suggestiva, tra arte e musica, a contatto con il bello ma anche con la storia”. Dal corridoio si intravedono come nella nebbia le sale e i locali del palazzo: ecco allora il deposito dei busti con re, regine, principi e principesse di casa Savoia, ci si imbatte poi in una sala dove sono accatastati spadini con corona reale, sciabole curve, scimitarre e spade con scudo sabaudo provenienti dall’armeria di corte. Seguono la stanza dedicata ad Emanuele Filiberto di Savoia, il Duca d’Aosta, raffigurato in una grande e candida statua opera di Dante Virgilio, e l’appartamento cinese, che ospitò nel 1909 lo zar Nicola II: un manichino adagiato sul letto a baldacchino simboleggia, nel suo aspetto di morte, la prossima fine dell’impero russo. La caduta del potere è tema che fa da sfondo anche a un’altra sala, in cui grandi cornici sono accatastate l’una accanto all’altra, quasi fossero parte di un’opera metafisica, o concettuale, mente su un video passano immagini di La fine del sogno di Akira Kurosawa. Il Salone di Ercole, uno dei più solenni, si trasforma per l’occasione nella riva nebbiosa di un lago, mentre una distesa di corna di cervo (pare che nel castello ne siano conservate circa tremila paia) evoca le cacce di Vittorio Emanuele II. C’è pure un’enorme gabbia da cui sono fuggiti gli uccellini: ma poi li si ritrova, dipinti nelle tappezzerie del corridoio. Nel Gabinetto etrusco fa capolino una bella natura morta di Gino Severini, riemersa dai depositi così come la straordinariaSacra Famiglia del fiammingo Jean Miel, che fa parte dei 3500 quadri che formano la collezione di Racconigi (ma questo, più di altri, meriterebbe un’esposizione permanente). Si passa poi accanto a busti allegorici e alla Donna velata, scultura di Raffaele Monti del 1845 che potrebbe rappresentare l’emblema della mostra. E ancora intravediamo dietro ai veli scene d trionfo romano, grandi fregi della scuola di Pelagio Pelagi realizzati durante la ristrutturazione del palazzo; che Carlo Alberto avrebbe voluto nella Sala del biliardo, ma finirono anch’essi nei depositi. Così, stanza dopo stanza, si respirano atmosfere trascorse nella residenza che più delle altre fu teatro di eventi privati: “Vorremmo fare del castello una sorta di museo del vissuto dell’ex famiglia reale – continua Macera – D’altronde questa fu la volontà espressa da Umberto II nell’atto di cessione della reggia allo Stato, nel 1980. Cessione che avvenne in modo differente dagli altri possedimenti sabaudi perché risultava proprietà privata e non bene della Corona”.Ma la proprietà fu riconosciuta solo alle sorelle dell’ex re Jolanda e Giovanna: per questo motivo ora Vittorio Emanuele intende rivendicare il Castello di Racconigi, impugnando l’atto di acquisto in cui lo Stato esercitò il diritto di prelazione. Il percorso termina nell’anticamera che si affaccia sul parco, dove un’enorme lanterna dorata del XVIII secolo è addobbata con palle di Natale. Poi ci si affaccia sul parco, e allora la magia continua, perché ci si trova di fronte una patinoire: non di quelle moderne, grandi vasche prive di poesia, bensì una sorta di laghetto con recinzioni in legno dipinto, roba da paesi nordici. Accanto è arrivata una giostra con i cavalli, e c’è pure la caffetteria con la cioccolata, in un locale del piano terreno. Insomma, vale la visita questo castello, che i dati premiano anno dopo anno: “Siamo tra i pochi musei del Piemonte in costante crescita, nel 2002 dovremmo essere a 100mila visitatori – conclude mIrella Macera – Per noi è molto, tenendo conto che non siamo certo una meta invernale”. Tra i numeri, una sorpresa: il 65 per cento dei visitatori arriva da Torino e provincia. Marina Paglieri