PRIMA: Saluzzo, Casa di Reclusione “La Felicina”, 3 giugno 2004 TESTO: Fabio Ferrero REGIA: Koji Miyazaki AMBIENTE: Koji Miyazaki INTERPRETI: Attori della Casa di Reclusione partecipanti al laboratorio teatrale condotto da Grazia Isoardi Articolo tratto da “La Stampa” Saluzzo, oggi debutta davanti a Stefania Belmondo “Il luogo dei cigni” voluto da “voci erranti” e “Cantoregi” Cortile del carcere diventa palcoscenico I protagonisti sono 23 detenuti Oggi, fra i primi spettatori dello spettacolo Il luogo dei cigni nella casa di reclusione “La felicina”, ci sarà anche Stefania Belmondo. Entrerà nel cortile circondato dalle alte pareti di cemento, sovrastate da grate metalliche che lo spettacolo trasforma in palcoscenico: di qua le sedie di plastica della platea, di là il palcoscenico, delimitato sul fondo da un lungo pannello nero. Sono 23 i detenuti che hanno partecipato al laboratorio condotto dall’autunno scorso da Grazia Isoardi, coordinatrice del lavoro riproposto da Voci Erranti con il Progetto Cantoregi, per volontà della direttrice del carcere, Marta Costantino, dopo il successo che aveva coronato lo scorso anno, la messinscena de La soglia. Gli attori si muovono in gruppo: indossano pantaloni bianchi e una specie di nastro incrociato, anch’esso bianco, a disegnare qualcosa che richiama le ali: le ali tarpate di cigni che vorrebbero prendere il volo e che quasi ci riescono, se all’ulltimo, proprio all’ultimo, cinque cigni neri non li riconducessero, brutalmente, alla realtà. Dice il cigno nero ai compagni: “Sognare libertà impossibili a voi non è concesso… Dimenticate quella voglia morbosa di uscire dai vostri errori. A nessuno è dato di evadere. L’inferno è già in questo luogo”. Il sogno muore e la metafora si dissolve con i passi di danza di una ballerina, Alessia Bono. Spiega Grazia Isoardi: “Abbiamo intitolato lo spettacolo Il luogo dei cigni perché è nato dall’ascolto de Il lago dei cigni di Tchajkovskij. Il lago è diventato il luogo in cui gli attori diventano, si trasformano, acquistano le ali, ma inevitabilmente alla fine c’è il ritorno alla realtà”. I protagonisti recitano le parole del testo costruito con l’aiuto di Fabio Ferrero e Graziano Pellegrino e seguono attenti le indicazioni del regista Koji Miyazaki. I loro sogni parlano di amicizie, di risvegli da lunghi incubi, di viaggi in luoghi dove le strade sono “abitate da persone sorridenti e da bambini che giocano a mosca cieca”. Luoghi dell’immaginario tanto diversi da quello in cui passano le giornate. “Sono convinta dell’importanza di questa esperienza – commenta la direttrice de “La felicina” Marta Costantino – qui c’è un tale schiacciamento della persona che forse questa occasione rappresenta un momento di verità. Ho visto cambiamenti in coloro che hanno partecipato al lavoro, nelle modalità di relazionarsi con gli altri. Credo che il laboratorio dell’anno scorso sia servito a tutti: è riuscito a dare uno spazio di visibilità al di là della “soglia””. Vanna Pescatori