PRIMA: Torino, Cortile del Maglio, nell’ambito di domande a Dio, Torino Spiritualità, 20 settembre 2005 TESTO: Elaborazione di Marco Pautasso, da testi di poeti italiani del Novecento REGIA: Koji Miyazaki AMBIENTE E LUCI: Koji Miyazaki Libretto Titola InVocazioni la brave azione teatrale chiamata ad inaugurare gli appuntamenti di Torino Spiritualità. Ma che cos’è InVocazioni ? Parlare al riguardo di spettacolo pare davvero riduttivo, se non inopportuno. Si configura infatti come una composizione uno actu e in forma scenica di invocazioni al Mistero, al dio ignoto, di espressioni rituali di natura devozionale dalle differenti provenienze, mariconducibili alle sette religioni maggiormente professate nel mondo: cattolica, protestante, ortodossa, ebrea, islamica, induista, buddista. Si propone pertanto, pur nella sua veste teatrale, come una cerimonia religiosa sui generis, unica, forse irripetibile, perché infusa di spirito ecumenico, in aperta contrapposizione a chi, di questi tempi, tira in ballo invece le guerre di religione e di civiltà come categoria dialettica cui ricorrere per interpretare la complessità della convivenza civile. Un’ azione scenica dunque che, proprio perché risponde ad una logica di comunione plurale, intende fornire il suo piccolo contributo alla conoscenza dei diversi mondi di fede e di tradizione, nel segno di un dialogo che non rinunci mai alle proprie identità e peculiarità, ma stimoli ed alimenti i momenti di confronto, di riflessione con l’altro, per incontrare e forse comprendere i tanti modi di dire Dio. Quasi a volere, anche se per una sera soltanto, comporre una nuova e inusitata “liturgia”, dove le diverse pratiche devozionali proposte testimoniano la ricchezza dei rispettivi approcci mistici che, al di là delle differenti provenienze ed esperienze, riflettono una comune condizione umana, la ricerca di Dio. InVocazioni intende dunque dare spazio all’ascolto, farsi strumento di un dialogo autentico, per accogliere l’altro ed accettarne l’alterità. Ma InVocazioni vuole anche e soprattutto porsi come viatico per avvicinare un mondo tra i più fantasiosi ed affascinanti che l’umanità frequenti, la preghiera, fenomeno umano universale che supera i confini delle divisioni tradizionali – talvolta anche tra credenti e non -, e che non appare soltanto testimonianza di una fede, ma riflette culture, tradizioni che abbracciano un arco storico (e letterario) spesso più che millenario. Un territorio immenso dove, nell’intento di rispondere all’istanza primaria dell’uomo, a quelle domande di senso che sgorgano naturalmente dal cuore di milioni di persone, si mescolano fino a fondersi sentimenti, convinzioni, desideri, bisogni, paure, speranze, ma anche trascendenza, immanenza, mito e mistica. E che si rivela agli occhi più attenti e sensibili spettro cromatico variegatissimo, che non conosce una sola, ma infinite modalità di espressione, e che è insieme formule, contemplazione silenziosa, lodi, suppliche, implorazioni, rituali, canti, danze. Tutti questi atteggiamenti oranti come tessere del mosaico multicolore e universale che si chiamadevozione. InVocazioni, infine, vuole proporsi come un viaggio. Un viaggio nel tempo e nello spazio. Un viaggio da intraprendere tuttavia insieme, dialogando con i compagni di strada delle altre confessioni, come se fossimo tutti viandanti, pellegrini alla ricerca delle ragioni della vita e dell’essere, alla ricerca di una luce che illumini il nostro cammino, che vinca le ombre notturne che si allungano sull’adesso e riscaldi un poco l’inverno dello spirito in cui siamo precipitati. Un viaggio che è anche itinerario interiore, un cammino verso un “non luogo”, verso quel mondo ideale, dove possa abitare una nuova umanità. E se pregare per Eschilo è respiro che sale verso l’alto, questo nostro comune cammino, questa umana ascesa spirituale che InVocazioni si propone, nella sua semplicità, di raccontare, non può allo stesso modo rinunciare a quel soffio vitale, profondo e potente, che si chiama poesia. A far da cesura tra un rituale e l’altro, InVocazioni offrirà infatti un parallelo percorso poetico, scandito dalla lettura di liriche di ispirazione religiosa di alcuni fra i maggiori esponenti del nostro Novecento letterario: Mario Luzi, Antonia Pozzi, Giovanni Testori, Elena Bono, Donata Doni, tra gli altri. Quasi a voler guardare alla poesia come ad una sorella della fede, o ad immaginare i poeti nei panni incomodi di profeti, di servitori illuminati dell’umanità che, nello sperimentare nuove forme dialogiche, dischiudono altre possibili vie di comunicazione con il trascendente. Perché la poesia, come ci ricorda Padre Enzo Bianchi, «non solo indica una direzione, una possibilità di vita oltre quella morte che sembra insidiare inesorabilmente l’uomo, ma è dono prezioso per restaurare la pienezza della vita interiore, senza la quale l’umanità si avvierebbe a quel processo di autodistruzione che nasce da un antiumanesimo integrale».